giovedì 18 aprile 2024

La grande fatica della Ricerca

 


Da qualche giorno ho ripreso in mano lui. La mia è una sfida personale con il buon vecchio Marcel!

In realtà mi ero già scontrata con la Recherche quando ero all'università e avevo letto il primo romanzo, Dalla parte di Swann, e quasi tutto il secondo, All'ombra delle fanciulle in fiore. Poi, non ricordo più esattamente il motivo, probabilmente per sostenere qualche esame, l'ho messo da parte e non l'ho più ripreso. Da un po' mi frullava l'idea di imbarcarmi nell'impresa della lettura integrale, nell'ambito di un mio personalissimo progetto di approfondimento del Novento, non solo in ambito storico, cioè quello che insegno, ma anche in altri campi. Non potevo quindi esimermi dal leggere Proust, lui che ha impresso una svolta così decisiva alla narrativa e al modo di scrivere i romanzi all'inizio dello scorso secolo. Così mi sono decisa a ricominciare, di nuovo, l'impresa. Ma ho commesso degli errori, errori da principiante che hanno molto rallentato e appesantito la lettura.

Primo grande errore, avviare una lettura così impegnativa a inizio anno scolastico: una follia! Il mondo dei prof. sa quello che significano i mesi da settembre a novembre/dicembre: la sensazione è quella di stare dentro un frullatore. Se dentro al frullatore ci metti pure Proust, abbiamo fatto tombola!

Secondo grande errore: pensare di leggere Proust la sera prima di andare a letto. Ecco, questo lo pui fare a vent'anni, quando sei studente universitario giovane e spensierato, ma a quaranta, con vita da prof + vita da genitore no, assolutamente no! Un vero errore da principiante! Infatti la sera riuscivo a leggere sì e no una pagina prima di sprofondare nel sonno e dimenticare irrimediabilmente tutto quello che avevo appena letto... I miei progressi di lettura erano paragonabili alla strada percorsa dalla lumaca di un famoso indovinello, che di giorno percorreva un tot e la notte scivolava indietro. Praticamente l'immobilità.

Valutati con consapevolezza gli errori, non ho mollato e a gennaio mi sono messa d'impegno, ho dedicato un momento della giornata in cui riuscire a leggere, non dico tutti i giorni ma quasi, Dalla parte di Swann senza dormirci sopra e alla fine sono riuscita a terminare il primo romanzo dei sette.

Devo dire che lo ricordavo diversamente, alla prima lettura lo avevo apprezzato di più. Questa volta, vuoi anche per gli errori di cui sopra, arrivare fino in fondo è stato faticoso. La prima parte, nella quale Proust descrive la famosa Combray e tutti i ricordi legati alla sua infanzia, l'ho letta con piacere. Poi siamo arrivati a Swann e alla sua storia d'amore e lì ho quasi ceduto. Confesso che ci sono stati dei momenti in cui, se avessi avuto davanti Odette e Swann, li avrei presi a schiaffi lanciandogli improperi contro... Ma alla fine ho superato anche questo e sono arrivata alla fine. 

Concluso il primo romanzo mi sono presa un mese abbondante di stacco, dedicandomi ad altre letture, e ho ripreso la lettura della Recherche a marzo inoltrato. Per adesso procedo senza indugio, anche se siamo di nuovo in un periodo complicato visto che ci avviciniamo a grandi passi verso la fine dell'anno scolastico, altro periodo frullatore per il mondo della scuola. Ma non demordo.

La mia edizione de "Alla ricerca del tempo perduto" è quella pubblicata nella collana I Meridiani Mondadori in quattro volumi, con la traduzione di Giovanni Raboni. L'edizione è annotata con grande cura, il che permette al lettore di non perdersi nel groviglio di citazioni, rimandi e riferimenti che costellano tutta l'opera di Proust. 

Un altro valido strumento che ho trovato di grande utilità è la pagina di Wikipedia dedicata ai personaggi della Recherche: qui trovate, in ordine alfabetico, ogni nome di personaggio che appare nei sette romanzi. Un grande aiuto davvero.

Non mi resta che augurare buona lettura!



 

 

mercoledì 17 aprile 2024

Il nuovo anno

 

Questa è la prima lettura del 2024. 

Non conoscevo questo libro e l'ho scoperto grazie a @modusvivendi_libreria, bella libreria palermitana che visitavo spesso quando abitavo ancora lì. Mi ha subito incuriosito il titolo e così ho preso l'ebook in prestito nella mia biblioteca di fiducia @bibliotecatrento (sempre grazie!)

Apprezzo molto i libri che mi fanno scoprire qualcosa di nuovo e questo romanzo mi ha fatto scoprire una cosa che non conoscevo affatto sulla mia città, l'esistenza dell Manifattura Tabacchi. La storia di Franca e Rosa è una storia di amicizia e coraggio che ha come sfondo proprio la Manifattura, stabilimento in cui si lavorava il tabacco per produrre sigari e sigarette. Siamo nella Palermo degli ultimi anni dell'Ottocento, ci si affaccia all'epoca d'oro della città per nobili e ricchi borghesi, ma lo stesso non si può dire per la povera gente delle borgate cittadine come l'Acquasanta, la borgata di pescatori in cui vivono le due protagoniste del romanzo. La lettura scivola via veloce come una barca sul mare piatto. Le vicende delle due ragazze ricalcano la difficoltà della vita delle classi più povere dell'epoca, con l'aggravante di essere donne, un fardello assai pesante da portare.

Mi fa sorridere che l'autrice del romanzo sia una trentina che si è spostata a Palermo dove vive e lavora, esattamente la rotta opposta che ho seguito io. Per questo sono rimasta colpita dall'impeccabile padronanza del dialetto che l'autrice mostra lungo tutta la narrazione.

"Le donne dell'Acquasanta" è una storia di sopruso e di riscatto, di amicizia e determinazione, una storia di donne che lottano per ottenere rispetto e felicità.
Sono contenta di aver cominciato il mio anno di lettura con questo romanzo.


martedì 3 ottobre 2023

Il grande Nord e le cipolle


 

Da qualche tempo ho ripreso una passione letteraria che avevo da ragazza, leggere le opere teatrali.

Ancora a scuola mi ero appassionata a questo tipo di lettura, mi piaceva moltissimo, ad esempio, il teatro di Pirandello. 

Ad un certo momento però, le mie preferenze di lettura sono cambiate e ho messo da parte questo interesse. Interesse che si è rimanifestato, per l'appunto, un po' di tempo fa. 

Questa volta a farlo risvegliare è stata la musica, in particolare la musica di Grieg. Tra le opere del compositore norvegese, sono particolarmente noti alcuni brani che scrisse proprio per accompagnare la rappresentazione di un'opera teatrale, Peer Gynt, scritta da un altro noto norvegese, Henrik Ibsen.

Così, incuriosita, sono andata a studiare e ho scoperto che Peer Gynt originariamente è il personaggio di una leggenda norvegese a cui Ibsen si è ispirato per scrivere la sua opera. Il Peer Gynt di Ibsen è in realtà una composizione particolare; si tratta infatti di un dramma in versi che l'autore scrisse durante un suo soggiorno in Italia (l'Italia in un modo o nell'altro fa sempre capolino!). All'inizio il dramma non era destinato alle scene, Ibsen non lo aveva pensato per essere rappresentato, anche perchè è volutamente pieno di ambientazioni diverse e cambi di scene molto rapidi, quindi difficile da allestire. Ma, trascorsa una decina d'anni, Ibsen decise di portare Peer Gynt sulle scene e chiese all'amico Grieg di comporre le musiche per accompagnare la rappresentazione. Peer Gynt ottenne un grande successo di pubblico, contribuì ad accrescere la notorietà di Ibsen e ancora di più quella di Grieg, i cui brani composti per l'opera sono diventati celeberrimi.

Io ho letto l'edizione Einaudi con la traduzione di Anita Rho. Il testo è preceduto da un interessante saggio di Rolf Fjelde, drammaturgo americano che speiga perché già in Peer Gynt si ritrovino i germogli di quel teatro moderno di cui Ibsen è ritenuto il padre e che raggiungerà il suo apice in opere come "Casa di Bambola" o "L'anitra selvatica". Peer Gynt è un antieroe, un personaggio pieno di contraddizioni; attraversa mille peripezie e avventure senza mai riuscire a concludere qualcosa. Lo accompagniamo nel trascorrere della sua vita dalla giovinezza fino alla vecchiaia, quando finalmente prende consapevolezza di non essere riuscito nel faticoso proposito della ricerca del suo io e lo troviamo intento a sbucciare una cipolla, i cui strati reapppresentano tutte le identità che Peer si è  creato nella sua rocambolesca vita ma nessuna di esse rappresenta il vero Peer. 

Nel testo numerosi sono i riferimenti alla filosofia, da Hegel a Kierkegaard, e tanti i riferimenti alle atmosfere nordiche che richiamano il grande freddo e il buio, non solo del cielo ma anche dell'individuo.



lunedì 4 settembre 2023

L'isola e l'imperatore

 


"Penso con  sgomento che le isole non hanno altro domani che la partenza."

 N. Decisamente è stato questo il mio libro dell'estate. E' stato il primo che ho letto una volta finiti gli impegni degli esami di maturità, quindi il primo letto in ferie. Poi perché me lo sono portata dietro in vacanza e proprio negli stessi luoghi in cui il libro è ambientato.

Il libro descrive i trecento giorni dell'esilio elbano di Napoleone (nel libro quasi sempre chiamato N.) raccontato dal suo bibliotecario, tale Martino Acquabona. N. si rivela un personaggio complesso, non appena giunto sull'isola comincia a organizzare la sua ripartenza che lo porterà verso una delle più proverbiali sconfitte della storia; ma nello stesso tempo vuole riorganizzare il suo nuovo dominio, l'Elba appunto, per renderla un luogo di efficienza e profitto.

Ernesto Ferrero racconta con dovizia di particolari e in maniera molta accurata i dieci mesi di permanenza dell'Imperatore sull'isola d'Elba. Trattandosi di un romanzo storico ovviamente la finzione si fonde con la storia, però appare molto chiaro quanto l'arrivo di Napoleone abbia messo a soqquadro la piccola isola, che pure era già di per sè molto ambita per la sua posizione nel Mediterraneo e per le sue ricchezze minerarie. E quanto la permanenza dell'imperatore, seppur di pochi mesi, abbia lasciato una fortissima impronta; tant'è che ancora oggi, in giro per l'sola, Napoleone spopola al pari di uno sponsor vip dei nostri giorni. 

Ma N. non è solo questo, è anche un libro che lascia ampi spazi di riflessione. Tra le pagine si trova spazio per la profonda riflessione su quanto le vicende storiche decise dai grandi impattino in maniera dirompente sulle vite dei singoli. Ma è anche un libro che parla di libri e dell'amore per la lettura: Martino Acquabona è un amante della cultura e dei libri e quando scopre che anche Napoleone lo è rimane spiazzato. Può l'uomo che ha causato così tante guerre e morti essere anche un lettore appassionato? Questo il dubbio che attanaglia Martino. 

Infine è anche una profonda riflessione su come sia la vita su un'isola, quali orizzonti e quali prospettive offra il trascorrere la propria esistenza in un piccolo lembo di terra in mezzo al mare. 

Certo, ho scoperto questo libro con un po' di ritardo, diciamo un paio di decadi... Ma, come si dice, meglio tardi che mai! Che poi i libri non scadono mica.

 



mercoledì 30 agosto 2023

Assalto al Tamigi!


Letture estive - parte 3

Ecco altre due letture dell'estate, una che ho molto apprezzato, l'altra che mi ha lasciata un po' più perplessa.

Assalto alle Alpi è un saggio breve che fa parte della collana Vele di Einaudi. Il titolo è esplicativo: l'autore ci accompagna in una riflessione su come le Alpi siano state oggetto di un vero e proprio assalto turistico negli ultimi decenni. Assalto accompagnato anche da un'idea fuorviante della montagna, un vero stereotipo che vede in essa un luogo di salvezza e purificazione, pensiero diffusosi enormemente anche grazie alla storia di una bambina che tutti noi conosciamo, Heidi, sì proprio lei, quella tenera bambina dalle gote rosse a cui "le caprette fanno ciao". Ho trovato le riflessioni dell'autore molto interessanti e ben argomentate e devo dire che mi ci sono ritrovata in pieno. L'autore esorta a ripensare il nostro modo di fruire la montagna, ripensamento ormai necessario anche a causa del cambiamento che climatico che, in ecosistemi delicati come quelli alpini, sta portanto conseguenze gravi e molto evidenti. 

Ecco un passaggio che mi è particolamente piaciuto:

"Per valorizzare le Alpi, sì, basta poco. E i responsabili delle politiche territoriali dovrebbero saperlo. Alla fine basta saper vendere ciò che connota più di tutto la montagna con i suoi paesaggi e i suoi ambienti naturali: il silenzio.

Il silenzio non è un'esperienza facile: non piace a tutti. Il silenzio è come il buio e la notte, e indica un'assenza. E' come il vuoto che mette le vertigini, perciò attira tanto chi conosce la montagna. Il silenzio ci mette di fronte a noi stessi: è il grande spartiacque per chi riesce ad aprrezzare le Alpi per quello che sono. E il silenzio è la cosa più fragile che esista: per questo diventa più prezioso."

La piccola libreria sul Tamigi invece è il classico libro da vacanza, perfetto da leggere sotto l'ombrellone (anche se io l'ho letto sul balcone di casa!). Una storia abbastanza prevedibile, una scrittura scorrevole sullo sfondo dell'autunno londinese che non guasta mai. La vicenda intreccia la storia di Charlotte, la protagonista, e quella del passato della sua famiglia, passato caratterizzato da una rottura insanabile dei rapporti tra la madre di Charlotte e sua sorella, la zia Sara che Charlotte non ha mai conosciuto. Ecco, proprio la parte relativa al passato è quella che mi ha convinto di meno: narra di situazioni familiari complicate ma anche di vicende politiche complesse che però vengono liquidate in maniera molto banale, senza essere trattate a fondo. Proprio questa superficialità, a mio parere, porta a una conclusione che lascia aperti molti dubbi e perplessità che però non sembrano essere presi in considerazione da nessuno dei personaggi.

"Assalto alle Alpi", Marco Albino Ferrari, Einaudi 2023

"La piccola libreria sul Tamigi", Frida Skyabck, Giunti

P.s. Sì ho due Kobo. Il primo, quello di sinistra, è il primo e-reader che mi ha regalato l'ingegner-marito quando nacque Aurora, quindi più di dieci anni fa. Negli ultimi tempi ha cominciato a dare segni di cedimento. Lo scorso anno ne ho quindi comprato uno nuovo; questa volta ho cercato un modello con i tasti per scorrere le pagine e una qualità dell'illuminazione decisamente superiore al precedente che per me, miope che legge tanto, è molto importante. Al momento li ho entrambi in uso, fino a quando il vecchietto regge.

lunedì 28 agosto 2023

Olga


Una delle letture di questa estate è stata "Olga", un romanzo di Christian Hill edito da Rizzoli (ottobre 2022). Il libro, che non conoscevo, faceva parte del mio "bibliobottino" estivo. Ho sempre amato i libri per ragazze e ragazzi e devo dire che qui a Trento la biblioteca per ragazzi è veramente ben fornita; inoltre, ogni estate, le bibliotecarie preparano delle liste con dei suggerimenti di lettura a seconda delle tematiche (storie fantastiche, racconti storici, storie divertenti...) e con l'indicazione dell'età. Proprio nella lista sui racconti storici ho scovato "Olga".

Siamo nell'autunno del 1943 quando Olga, ragazzina russa fatta prigioniera dai tedeschi, viene "consegnata" alla famiglia Kemp per svolgere il lavoro di bambinaia. Olga è poco più che una bambina, ma in quanto prigioniera dal Reich tedesco è sostanzialmente considerata come una schiava. Non la pensa allo stesso modo la famiglia Kemp, i cui membri accolgono Olga come una figlia e una sorella. Attraverso gli occhi della ragazza e del figlio maggiore dei Kemp, Hans, ripercorriamo gli ultimi terribili mesi della seconda guerra mondiale, che per Olga significheranno la possibilità della libertà mentre per Hans comporteranno il richiamo al fronte. Alla fine l'amara verità è che la guerra è devastante per tutti.

"Una storia di pace in tempo di guerra", questo è il sottotitolo del libro. E questa storia di legami e amicizie che nascono al di là di ogni schieramento è uno spiraglio di speranza anche ai giorni nostri. Anche perché si tratta di una storia vera, la storia della famiglia dello scrittore. Infatti i tre figli della famiglia Kempo erano in ordine lo zio, il padre e la zia di Christian Hill; proprio grazie alle loro preziose testimonianze lo scrittore è venuto a conoscenza della storia e ha deciso di trasformarla in un romanzo. Alla fine del libro, infatti, lo scrittore ha deciso di condividere con i suoi lettori e le sue lettrici alcune fotografie storiche che ritraggono i personaggi della vicenda. Il che rende la storia ancora più commovente.

Io l'ho trovato un libro vermanente bello, una lettura forte ma carica di speranza.

 

venerdì 25 agosto 2023

Piccole donne & co.




"Non ne posso più di sentir parlare di <sfera femminile>, né dai nostri illuminati (?) legislatori seduti sotto la cupola dell'assemblea di Stato, né tantomeno dai predicatori dai loro pulpiti. Sono stufa, dopo tutti questi anni, di sorbirmi fandonie su querce vigorose e fiorellini di campo, la cavalleria maschile e il dovere di proteggerci. Lasciamo la donna libera discoprire i propri limiti. Se davvero - come sembrano convinti questi signori - la Natura ha concepito per lei una sfera specifica, vorrà dire che finirà per adattarvisi spontanealemnte. Ma per la miseria, diamole una possibilità! Non precludiamole nessuna professione, facciamola accedere all'educazione universitaria per una cinquantina d'anni: soltanto allora sapremo davvero di che stiamo parlando. A quel punto, e non prima, saremo in grado di dimostrare cosa può e cosa non può fare una donna [...]."

Nella mia testa "Piccole donne" è indissolubilmente legato al Natale.
Non ricordo esattamente quale sia stato il mio primo incontro con la storia delle quattro sorelle March, ma posso supporre con una certa sicurezza che sia stato con l'anime "Una per tutte, tutte per una", arrivato in Italia nel 1988. Da appassionata di cartoni quale ero non potevo certo perdermi questo. Ricordo che mia madre mi propose di leggere il libro, nella sua edizione Mursia del 1963, di quando lei era bambina. Ma credo che fossi decisamente troppo piccola e non riuscii a leggerlo. La lettura arrivò molti, moltissimi anni dopo in realtà. Nel frattempo vidi anche tutti i film realizzati ispirandosi a quel classico della lettura per ragazze, ma proprio tutti, anche le vecchie trasposizioni hollywoodiane poco fedeli alla trama. Il mio preferito rimane però il "Piccole donne" del  1994, diretto da Gillian Armstron, quello con Winona Ryder, Susan Sarandon, Kirsten Dust ecc. Anche se in alcuni punti si discosta e tralascia parti importanti del libro, secondo me è quello che rende meglio le atomesfere del New England della seconda metà dell'Ottocento. Poi non sono mica una critica cinematografica e questa rimane la mia trasposizione del cuore!

Devo confessare però che non conoscevo molto sul conto di Louisa May Alcott, l'autrice di quella che, insieme ai suoi seguiti, si è trasformata in una delle più famose storie di formazione che ha affascinato intere generazioni. Qualche tempo fa ho scoperto la collana I Pacchetti della casa editrice L'ORMA, dei piccoli libretti che si possono trasformare in pacchetti pronti per essere spediti a chi si vuole. Sempre che si abbia la voglia di non tenerseli per sè... Tra le varie proposte c'è anche un "Pacchetto" dedicato alla nostra Alcott, una selezione tratta dal suo epistolario, inedito in italiano. Sono lettere indirizzate a familiari e amici, ma anche a editori e collaboratori. 
 
Leggendole ho scoperto che "Piccole donne" è un romanzo fortemente autobiografico e che tante vicende vissute dalle quattro sorelle March sono state in realtà vissute da Alcott e dalle sue tre sorelle. Louisa poi non aveva alcuna intenzione di scirvere un romanzo di formazione dedicato alle giovani donne ma alla fine, pur di guadagnarsi da vivere con il suo lavoro di scrittrice, seguì il consiglio di un editore e così diede alla luce la storia che le concesse la notorietà. Dalle sue lettere si capisce che Alcott fu una donna forte e decisa, proprio come la sua Jo, sia nella sua vita privata sia nella battaglia per i diritti civili: combattè infatti per l'abolizione della schiavitù (visse nel perioso della Guerra di secessione amricana che troviamo anche nel romanzo) e fu una fervente promotrice del suffragio femminile e delle idee femministe.
 
"Le nostre teste audaci", questo il titolo del volumetto, è stata una piacevolissima lettura estiva.