venerdì 25 agosto 2023

Piccole donne & co.




"Non ne posso più di sentir parlare di <sfera femminile>, né dai nostri illuminati (?) legislatori seduti sotto la cupola dell'assemblea di Stato, né tantomeno dai predicatori dai loro pulpiti. Sono stufa, dopo tutti questi anni, di sorbirmi fandonie su querce vigorose e fiorellini di campo, la cavalleria maschile e il dovere di proteggerci. Lasciamo la donna libera discoprire i propri limiti. Se davvero - come sembrano convinti questi signori - la Natura ha concepito per lei una sfera specifica, vorrà dire che finirà per adattarvisi spontanealemnte. Ma per la miseria, diamole una possibilità! Non precludiamole nessuna professione, facciamola accedere all'educazione universitaria per una cinquantina d'anni: soltanto allora sapremo davvero di che stiamo parlando. A quel punto, e non prima, saremo in grado di dimostrare cosa può e cosa non può fare una donna [...]."

Nella mia testa "Piccole donne" è indissolubilmente legato al Natale.
Non ricordo esattamente quale sia stato il mio primo incontro con la storia delle quattro sorelle March, ma posso supporre con una certa sicurezza che sia stato con l'anime "Una per tutte, tutte per una", arrivato in Italia nel 1988. Da appassionata di cartoni quale ero non potevo certo perdermi questo. Ricordo che mia madre mi propose di leggere il libro, nella sua edizione Mursia del 1963, di quando lei era bambina. Ma credo che fossi decisamente troppo piccola e non riuscii a leggerlo. La lettura arrivò molti, moltissimi anni dopo in realtà. Nel frattempo vidi anche tutti i film realizzati ispirandosi a quel classico della lettura per ragazze, ma proprio tutti, anche le vecchie trasposizioni hollywoodiane poco fedeli alla trama. Il mio preferito rimane però il "Piccole donne" del  1994, diretto da Gillian Armstron, quello con Winona Ryder, Susan Sarandon, Kirsten Dust ecc. Anche se in alcuni punti si discosta e tralascia parti importanti del libro, secondo me è quello che rende meglio le atomesfere del New England della seconda metà dell'Ottocento. Poi non sono mica una critica cinematografica e questa rimane la mia trasposizione del cuore!

Devo confessare però che non conoscevo molto sul conto di Louisa May Alcott, l'autrice di quella che, insieme ai suoi seguiti, si è trasformata in una delle più famose storie di formazione che ha affascinato intere generazioni. Qualche tempo fa ho scoperto la collana I Pacchetti della casa editrice L'ORMA, dei piccoli libretti che si possono trasformare in pacchetti pronti per essere spediti a chi si vuole. Sempre che si abbia la voglia di non tenerseli per sè... Tra le varie proposte c'è anche un "Pacchetto" dedicato alla nostra Alcott, una selezione tratta dal suo epistolario, inedito in italiano. Sono lettere indirizzate a familiari e amici, ma anche a editori e collaboratori. 
 
Leggendole ho scoperto che "Piccole donne" è un romanzo fortemente autobiografico e che tante vicende vissute dalle quattro sorelle March sono state in realtà vissute da Alcott e dalle sue tre sorelle. Louisa poi non aveva alcuna intenzione di scirvere un romanzo di formazione dedicato alle giovani donne ma alla fine, pur di guadagnarsi da vivere con il suo lavoro di scrittrice, seguì il consiglio di un editore e così diede alla luce la storia che le concesse la notorietà. Dalle sue lettere si capisce che Alcott fu una donna forte e decisa, proprio come la sua Jo, sia nella sua vita privata sia nella battaglia per i diritti civili: combattè infatti per l'abolizione della schiavitù (visse nel perioso della Guerra di secessione amricana che troviamo anche nel romanzo) e fu una fervente promotrice del suffragio femminile e delle idee femministe.
 
"Le nostre teste audaci", questo il titolo del volumetto, è stata una piacevolissima lettura estiva.

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