venerdì 29 novembre 2013

Chiosa

In merito al post di ieri e ai sogni svaniti nel nulla non potevo non pensare a "La storia infinita". Il nulla che dilaga mi sembra sempre molto attuale.

"La generazione perduta"

Non è il titolo di un film né tantomeno un best seller in uscita. E' solo la mia personalissima sensazione dopo quello che mi è accaduto lo scorso lunedì.
Ma andiamo con ordine: dopo tanti anni, per la prima volta, sono stata convocata in un noto liceo di Palermo per una supplenza ed ero la prima convocata, quindi, finalmente, faccio la prof in una scuola vera! Solo fino al 18 dicembre però. 
Sta di fatto che, il giorno dopo la mia convocazione, i ragazzi decidono di occupare la scuola, sull'onda delle proteste che in questi ultimi giorni coinvolgono numerosi studenti e numerose scuole superiori in tutta Italia. Quindi io non ho ancora messo in piede in classe, non ho idea di che faccia abbiano questi alunni "temporanei". 
Per ciò la mattina si va a scuola, ci si reca in sala professori e si attende, non si sa bene chi o che cosa. Ma lunedì la preside decide di fare una riunione informale per puntualizzare la situazione. E così mi ritrovo in una sala, circondata da professori, anzi professoresse visto che sono la stragrande maggioranza, tutti esperti e navigati, ma tutti vecchi. Forse vecchi non è proprio il termine più adeguato dato il progressivo allungarsi della vita; allora diciamo maturi, un po' attempati. Per rendere meglio l'idea, diciamo che ero circondata da over 50. E se qualcuno più giovane c'era non si scendeva sotto i 45. (Mi riferisco a professori di ruolo, quelli che insegnano fissi in quella scuola; poi c'ero io e un paio di altri trentenni, poveri supplenti precari.) Per carità, non che io mi senta giovanissima, certo più giovane di loro sicuramente, ma i veri giovani in questione ormai sono gli alunni.
Insomma, questi docenti maturi cominciano a chiedersi il perché di questa occupazione un po' raffazzonata e da lì cominciano un dibattito sul senso di inadeguatezza che attanaglia i giovani, del loro sentirsi a disagio in questa società e che non ripongono più alcuna speranza nel futuro.
Ed è qui che arriva la generazione perduta! Io faccio parte della generazione perduta! In quel momento mi sento veramente perduta e smarrita. Non vi nascondo di essermi sentita effettivamente a disagio. Tutti quegli "adulti" che riflettevano sul disagio giovanile, loro che sono così lontani dai ragazzi di oggi. E noi, trentenni, totalmente dimenticati, non siamo né carne né pesce, "bamboccioni" che idealmente amano vivere con mamma e papà e nella realtà invece ogni giorno combattono per trovare una via d'uscita da questo labirinto tenebroso che Loro chiamano "crisi". 
Ed è innegabile, si è persa una generazione, un bacino di forza enorme che tracima da ogni dove. E c'è chi lascia la propria regione, chi abbandona il paese, chi resta immerso nelle difficoltà, tutti destinati ad un'esistenza precaria, incerta. Ma la cosa più terribile è che siamo dimenticati, nessuno pensa a risolvere la nostra situazione, così viviamo in un limbo in cui non siamo né più giovani né ancora abbastanza maturi. E quando qualcuno si sveglierà e si ricorderà di noi sarà troppo tardi, perché allora saremo veramente troppo vecchi e tutto quello che avevamo da offrire lo avremo dimenticato, tutto l'entusiasmo che avremmo voluto mettere nel lavoro lo avremo perso e tutti i sogni in cui credevamo saranno svaniti nel nulla.
Basta! Sto dando un'impronta troppo meditativa al blog. Ci metto un  punto.
Buona notte

giovedì 28 novembre 2013

Degna del suo nome Royal A non si fa mancare nulla e anche il suo bucato ne è dimostrazione. Così, quando fuori piove e fa freddo, come in questi ultimi giorni, e le cose da lavare sono innumerevoli, pannolini compresi, devo trovare nuove soluzioni alla ricerca di chilometri di filo per stendere.

giovedì 21 novembre 2013

Abbracci

Siccome oggi sono inca##@§@ nera e mi secca dilungarmi sul perché, mi addolcisco da sola contemplando una mia creazione con Leopolda: sono degli abbracci "panosi" fatti qualche giorno fa e già finiti.
Quindi quello che pubblico è solo il ricordo! 


sabato 9 novembre 2013

Non alzare quella cornetta!

Caro Fastweb,
tu che da quindici giorni mi assilli chiamando ogni giorno con un numero privato nei momenti più impensabili della giornata, tu che finalmente quando decido di rispondere al terzo squillo posi il telefono, tu che alla fine ti rispondo e mi riempi di domande alle quali pazientemente rispondo che non mi interessa, e mi vuoi proporre la tua super megagalattica fantasmagorica meravigliosa offerta e io ribadisco che non mi interessa, e mi offri anche Sky e internet con la fibra ottica e io che cerco di farti capire che non mi interessa,  alla fine la tua signorina mi chiude il telefono in faccia senza neanche salutare?!?
MALEDUCATO!

P.S. Prova a richiamare che ti faccio vedere io.

venerdì 8 novembre 2013

Il topo di campagna e il topo di città

Per chi nasce in città è difficile immaginare la propria vita lontana dal caos cittadino, pieno di macchine e ingorghi, ma anche ricco di comodità. Ogni scelta abitativa ha i suoi pro e i suoi contro, è difficile ponderare, in più le esigenze cambiano nel corso della vita, ma cambiar vita radicalmente purtroppo facile non è.
Eppure un giorno scegli di vivere in città. La città ha i suoi difetti, traffico, aria inquinata, folla ovunque. Però valuti anche che in generale ha tanto da offrire: a parte le ovvie comodità di poter fare la spesa e gli acquisti vicino casa, anche senza dover prendere la macchina, ci sono i servizi, le scuole, gli ospedali senza bisogno di dover percorrere chilometri se capita un'urgenza. E quando si sceglie come organizzarsi si tiene conto di tutti questi fattori.
Ma le cose cambiano, come ho detto prima, e ti trovi a rivalutare le scelte fatte e le decisioni prese, e ti chiedi se in fondo hai scelto bene. Soprattutto quando ti ritrovi a vivere a Palermo, dove tutto quello che una città ha di buono da offrirti viene rovesciato sotto sopra e serve solo a procurarti una gran gastrite ogni volta che metti il naso fuori di casa.
Sì, perché qui il traffico non è solo l'accumularsi di tante automobili che percorrono tragitti similari, ma è la radicale essenza del tessuto urbano cittadino, percorso da automobilisti che il codice della strada nemmeno sanno cosa sia. E nemmeno se cammini a piedi sei salvo, anzi, peggio di peggio, perché prima devi trovare dove poter camminare a piedi. E i servizi? Vogliamo parlare dei servizi che rendono una città degna di tale denominazione? Qui siamo pieni di servizi efficientissimi: il servizio di accumulo della nettezza urbana per le strade; il servizio di non trasporto pubblico, per cui paghi il biglietto per andare a piedi; il servizio sanitario locale che prevede la cura delle malattie in tempi decennali.
Ogni giorno mi domando se la decisione di rimanere qui sia stata saggia o se è stato l'errore più grande fatto fin'ora. Soprattutto, inutile dirlo, da quando è nata Aurora. E non nascondo  di avere già un certo senso di colpa per aver scelto di farla nascere qui, confinandola in questa realtà che ogni giorno personalmente vedo decadere sempre più.
Tutto ciò nasce da sentimenti quotidiani che mi pervadono veramente ogni volta che metto il naso fuori di casa, e non fuori dal portone, ma proprio fuori la porta d'ingresso, perché il non rispetto del palermitano per ciò che è di tutti si vede già oltre la soglia di casa sua.
Stamattina per entrare in un negozio con Aurora nel passeggino sono dovuta andare 100 metri più avanti dell'ingresso, camminando in mezzo alla strada, oltre le macchine in doppia fila, scansando quelle che arrivavano a tutta velocità nella carreggiata, senza nemmeno trovare un varco per risalire sul marciapiede. E vi assicuro che tutte le volte che esco con il passeggino è così. A volte mi arrabbio tanto che quasi mi viene da piangere e me ne torno a casa. 
Tutti ci invidiano perché abbiamo il mare, il sole, il bel tempo e il buon cibo. Ma se sapessero che per andare al mare devi attraversare dune di immondizia e bottiglie rotte; per vedere il sole devi riuscire a trovare uno spiazzo in mezzo ai palazzacci che si ammassano irregolari, sperando che nessuna automobile ti travolga; il bel tempo non hai dove godertelo perché non esiste un bel parco pulito fruibile per tutti, e il buon cibo ti provoca solo un gran bruciore allo stomaco perché ti ritrovi immerso nell'inciviltà più atavica, forse non ci invidierebbero più.
Non volevo essere così negativa, ma mi è venuto scritto così il post...
Buona notte!