lunedì 31 luglio 2017

C'era una volta

In questa lunga e calda estate spesso, per superare interminabili pomeriggi afosi, Aurora mi chiede di vedere un film, ovviamente di animazione. A lei piace vederli a ripetizione, per un tot di volte vuole vedere sempre lo stesso, poi quando si stufa possiamo passare ad altro. 
In questi giorni è il turno di Frozen (tempo fa scrissi un post su questo film, quando lo vidi per la prima volta; se volete leggerlo lo trovate qui). Ormai Elsa e Anna non hanno più segreti per noi! Conosciamo a memoria quasi tutte le canzoni e anche qualche battuta, possiamo tracciare a occhi chiusi la mappa che da Arendelle porta alla montagna del Nord e possiamo ricostruire una miniatura fedele della slitta di Kristoff.


Confesso, però, che da quando sono diventata mamma, ancora di più da quando sono mamma bis, guardo i film, normali e di animazione, con un occhio diverso. Mi soffermo su aspetti che prima non avrei nemmeno notato e, alla fine, guardare i film non è più un piacere, ma diventa fonte di angoscia inaspettata. Lo so, sono paranoica,  ma voi ci avete mai riflettuto su? Prendiamo Frozen, per l'appunto. Elsa ha degli enormi poteri magici; accidentalmente fa male a sua sorella. Il Troll che cura Anna redarguisce Elsa e i suoi genitori sulla bellezza e al contempo sulla pericolosità dei poteri della bambina. E i genitori cosa fanno? Le dicono che deve nasconderli e non farlo sapere mai a nessuno, si rintanano nel palazzo e separano le due sorelle. Be', ecco non mi sembra proprio una scelta pedagogica all'avanguardia. Ovviamente il disastro peggiora quando i genitori di Elsa e Anna muoiono, lasciando le due ragazzine orfane e separate da anni di distacco. Così nei primi cinque o sei minuti del film già l'angoscia mi attanaglia.
Pensandoci bene poi, quasi tutti i film che tanto amavo nell'infanzia presentano situazioni terribilmente spaventose. Oltre alle classiche orfane di madre tipo Cenerentola e Biancaneve, ci sono genitori che muoiono davanti ai figli (Bambi che sente lo sparo che uccide la madre; il piccolo Simba che vede Mufasa travolto dagli gnu), genitori costretti ad affidare neonati in fasce alla cura delle Fate per sfuggire ai malefici delle Streghe, come fanno Re Stefano e la Regina con la piccola Aurora. E poi c'è Rapunzel... Perché vogliamo non parlare di Rapunzel? Rapita dal suo lettino nel cuore della notte! Orrore e sgomento! L'incubo di ogni genitore!
Altro che storie e belle favole per bambini! Questi sono film da thriller psicologico per i genitori! E qua mi fermo.
Alla prossima.

mercoledì 26 luglio 2017

Sogni d'oro tra le nuvole

Quando arriva l'estate e il gran caldo di solito per la notte abbandono i comodi pigiami e utilizzo delle fresche camicie da notte. Questa cosa colpisce molto Aurora che, già dalla scorsa estate, mi ha più volte chiesto di poter avere anche lei la sua. Così ho cercato in qualche negozio, ma non ne ho trovata nessuna per bambine: solo pigiamini, rosa e infiocchettati, ma pur sempre pigiamini. Mi sono riproposta quindi di cucirne una io: la scorsa estate con Lucia ancora piccola non ce l'ho fatta, ma, qualche giorno fa ho finalmente preso in mano forbici e stoffa e sono riuscita a cucirla!
Ed eccola qui indossata dalla modella per l'occasione. 
La stoffa è un cotone biologico certificato molto leggero e delicato, perfetto per lo scopo.
Non è certo un lavoro di alta sartoria. Ho semplicemente tagliato un rettangolo di stoffa, l'ho richiuso su se stesso, inserendo nell'orlo superiore un elastico, e alla fine ho cucito le bretelle. Bretelle che io stavo facendo della stessa stoffa a nuvolette della camicetta, ma la signorina in questione mi ha guardato e mia ha detto: "Mamma! Non le puoi fare della stessa stoffa! Fammene scegliere un'altra carina." E così Aurora ha scelto la stoffa da abbinare per fare le bretelle.
Appena pronta ha voluto subito provarla e ho avuto modo di fare giusto due foto. La collana e il bracciale non li ha indossati per l'occasione, ma li aveva già messi perché era pronta per uscire, hi hi.
Perdonate le mie foto, ma, oltre ad essere veramente poco capace, le faccio sempre di gran fretta e si vede... 
Inoltre nella prima foto la camicia da notte non era ancora finita: mi ero infatti dimenticata di ribattere le bretelline, questione di estetica e di ordine eh, ma da fare assolutamente. 
Alla fine del mio lavoro ho mostrato l'operato all'ingegner marito che ha commentato: "Carina. E' un cilindro!".
Lascio immaginare a voi quello che ho pensato.
A presto!

giovedì 20 luglio 2017

Il piccolo mercato e il commercio lento


Chi mi conosce sa bene quanto apprezzi i prodotti artigianali realizzati a mano. Anche io mi diletto con i miei piccoli lavori, ma, fra il tempo infinitesimale che ho da dedicargli e i mille progetti che ho per la testa, alla fine quello che riesco a realizzare è veramente ben poco, ahimè!
Nel tempo però ho cercato e studiato in giro sul web e sono venuta a conoscenza di un piccolo mondo fatto di tante mani capaci e creative che stanno riportando a galla l'artigianato, quello vero, fatto di cuore e passione, ma anche di tanto sacrificio e dedizione. Sulla scia degli Stati Uniti e dei paesi del nord Europa, finalmente anche l'Italia sta diventanto molto attiva in questo campo. Che vogliate chiamarli crafter, creativi o produttori hand made il succo non cambia: sono tante persone che creano prodotti tra i più vari, da loro progettati e realizzati, il più delle volte con la ricerca di materiali sostenibili e con un occhio di riguardo al rispetto della natura. 
E' un mondo colorato, pieno di oggetti bellissimi realizzati con le tecniche più svariate e che grazie all'aiuto dei social network sta pian piano venendo a galla.
Ma perché vi racconto tutto ciò? Vi assicuro che non mi paga nessuno e che non faccio pubblicità, ma è solo per la voglia di condividere una realtà che secondo me andrebbe valorizzata e fatta conoscere. In verità questo post nasce dalla reazione ad un evento che all'inizio del mese ha scosso la community di artigiani italiani. Eh sì, perché questi artigiani (a me piace chiamarli così) sono in contatto tra loro e hanno fatto rete per  superare le dificoltà e affrontare i problemi della professione, oltre che per realizzare delle splendide collaborazioni tra loro. Organizzano anche tanti eventi creativi, mercatini, fiere, ecc. E' una realtà molto attiva sopratutto nel centro-nord dell'Italia, ma che sta prendendo piede anche al sud; perfino qui a Palermo ci stiamo muovendo in questa direzione.
Ma cosa è successo di importante in questo caldo mese di luglio? E' successo che improvvisamente, senza alcun preavviso e con un messaggio lapidario sui social, è stata annunciata la chiusura di A Little Market Italia.
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L'avviso della chiusura dato da A Little Market
Prima di soffermarvi a pensare che sono pazza e che sto dando informazioni alquanto inutili e irrilevanti, vi racconto cosa è A Little Market, o meglio dire cosa era...
Non sono una esperta e conosco questa piattaforma da relativamente poco, seppur la sua vita sia stata abbastanza breve, quindi di sicuro non sarò esaustiva. Si tratta di un sito di e-commerce completamente dedicato ai piccoli produttori artigianali e a chi, da consumatore, ama comprare prodotti realizzati a mano.  L'originale A Little Market nasce in Francia e, sull'onda del successo ottenuto, a fine 2012 viene aperto anche il portale italiano. Da quello che ho avuto modo di capire, attorno alla creazione del sito si è creata quella comunità di cui sopra, che gli artigiani hanno vissuto come una famiglia allargata in cui condividere intenti e finalità. Il sito era aperto non solo ad artigiani professionisti, ma anche a tanti hobbisti o a piccolissimi artigiani alle prime armi.
Una nota secondo me importante è la spinta che questo portale ha dato a questo tipo di lavoro: in un momento storico come quello attuale, caratterizzato da profonde crisi economiche e in cui ci si trova ad affrontare problematiche sociali importanti, quali la disoccupazione giovanile (e in Italia purtroppo abbiamo un triste primato in questo), indicare una via alternativa di soluzione al problema è molto positivo. Anche se in Italia essere degli artigiani e dei piccoli imprenditori è molto difficile e oneroso, è comunque una via praticabile ed avere il supporto di una comunità vitale e accogliente può solo portare benefici.
Capirete bene, quindi, quanto l'annuncio della chiusura di A Little Market sia stato accolto come una doccia fredda da tutta la community. La motivazione della chusura è dovuta ad ETSY , iattaforma di e-commerce artigianale capofila a livello internazionale, che aveva già precedentmente acquisito A Little Market e ha preso la decisione di chiudere questo portale e far confluire il tutto sul sito madre. Etsy è un portale internazionale di e-commerce, un colosso direi. Io mi sono registrata nel lontano 2008 in questo sito che scovai per caso, quando facevo ricerche per l'organizzazione del matrimonio. Mi piacque subito, perché era un sito dedicato al fatto a mano e me ne innamorai in un attimo. Con gli anni però Etsy è molto cambiato: ormai è una piattaforma con milioni di utenti, è molto grande e piena zeppa di articoli. Quella dimensione di piccolo mercato viene meno; ci si sente un po' come in un grande centro commerciale, seppur tutto di artigiani.
A questo punto vi starete chiedendo perché vi parlo di un sito che sta per chiudere. Ma perché non ho niente di meglio da fare, ovvio!
No, non è vero! Perché anche se A Little Market sta concludendo la sua avventura, tutti gli artigiani che ci sono dietro no. E già sono in pieno fermento pronti a ripartire insieme. Da ieri ad Ancora si sta svolgendo il WEEKENDOIT, un festival favoloso a cui piacerebbe partecipare tanto anche a me.
Oltre a questo stanno organizzando già tante iniziative che mi piace seguire a distanza, visto che sono sempre abbastanza più a nord.
In questi ultimi due-tre anni questo piccolo mondo artigianale ha di molto accresciuto la sua visibilità, come ho già scritto sopra anche grazie ai canali social. Durante le mie peregrinazioni sul web ho avuto modo di scovare un bel po' di artigiani: da alcuni ho acquistato prodotti, altri li ammiro e basta, ma mi piace condividere questo mio interesse. Così ho pensato di dedicare dei post sul blog proprio ad alcuni di questi creativi, per farveli conoscere. Come ho già detto non lo faccio per pubblicità o per secondi fini, ma solo perché mi piace e perché amo le cose belle.
Quindi sosteniamo l'artigianato italiano!
A presto.
 

mercoledì 12 luglio 2017

E la chiamano estate

Siamo solo all'inizio, ma confesso che già vacillo al pensiero di dover affrontare ancora la restante parte del mese di luglio e l'intero mese di agosto. Sì, perché io l'estate proprio non la riesco più a soffrire. Sarà l'età che avanza, sarà l'impegno costante con le due mini pesti, ma negli ultimi anni questa stagione è diventata veramente molto pesante da superare. Sarà anche il fatto che qui da noi viviamo una sorta di estate perenne che va più o meno da maggio a ottobre  (a volte anche novembre!) per cui non ti puoi fermare e goderti sornione la siesta estiva, ma devi continuare strenuamente con il tuo lavoro e i tuoi impegni anche con 40 gradi all'ombra. E non mi conforta nemmeno sapere che l'Italia soffre ormai un caldo possente quasi senza distinzione tra nord e sud. Non parliamo poi delle domeniche estive trascorse in casa, calde, lente, silenziose di un silenzio così assordante e ovattato che amplifica la canicola rovente. 
Eppure, ogni tanto, anche le domeniche estive riservano piacevoli sorprese, proprio come è accaduto in quelle appena trascorse. Di solito la domemica andimo a pranzo a casa dei miei e ultimamente, per una serie di vicissitudini, mia madre ha riesumato tutta una serie di giochi e averi appartenuti a me e a mia sorella e gelosamente custoditi nel tempo. Che dire? Un meraviglioso tuffo nel passato, con tanta voglia di rimettersi a giocare, specie con le splendide Barbie che non invecchiano mai! Ovviamente anche Aurora è rimasta affascinata dal tripudio di giochi anni ottanta e convincerla a non portarsi tutto a casa è stata impresa non da poco.
Alla fine si è accontentata di una bambola e di un mega mazzo di ciucciotti e ciodolini vari dai colori sgargianti. 


Chi si aggira sulla trentina sicuramente se li ricorderà. Quando ho detto ad Aurora che li tenevo appesi allo zaino di scuola ne ha scelti alcuni che ha voluto subito appendere al suo zainetto per l'asilo ed è andata in giro tutta orgogliosa facendoli vedere a tutte le maestre.
Ma anche io mi sono portata a casa il mio personale oggetto della memoria: il mitico zainetto a strisce invicta.


Chi, figlio degli anni ottanta come me, non se lo ricorda? Il mitico zainetto leggero che si richiude diventando un piccolo marsupio con tanto di elastici per legarlo in vita. Mi viene da ridere al solo pensiero. Ma con buona pace dell'ingegner marito, che mi ha preso in giro per una settimana, questo zainetto è tornato a casa con me!