mercoledì 12 luglio 2017

E la chiamano estate

Siamo solo all'inizio, ma confesso che già vacillo al pensiero di dover affrontare ancora la restante parte del mese di luglio e l'intero mese di agosto. Sì, perché io l'estate proprio non la riesco più a soffrire. Sarà l'età che avanza, sarà l'impegno costante con le due mini pesti, ma negli ultimi anni questa stagione è diventata veramente molto pesante da superare. Sarà anche il fatto che qui da noi viviamo una sorta di estate perenne che va più o meno da maggio a ottobre  (a volte anche novembre!) per cui non ti puoi fermare e goderti sornione la siesta estiva, ma devi continuare strenuamente con il tuo lavoro e i tuoi impegni anche con 40 gradi all'ombra. E non mi conforta nemmeno sapere che l'Italia soffre ormai un caldo possente quasi senza distinzione tra nord e sud. Non parliamo poi delle domeniche estive trascorse in casa, calde, lente, silenziose di un silenzio così assordante e ovattato che amplifica la canicola rovente. 
Eppure, ogni tanto, anche le domeniche estive riservano piacevoli sorprese, proprio come è accaduto in quelle appena trascorse. Di solito la domemica andimo a pranzo a casa dei miei e ultimamente, per una serie di vicissitudini, mia madre ha riesumato tutta una serie di giochi e averi appartenuti a me e a mia sorella e gelosamente custoditi nel tempo. Che dire? Un meraviglioso tuffo nel passato, con tanta voglia di rimettersi a giocare, specie con le splendide Barbie che non invecchiano mai! Ovviamente anche Aurora è rimasta affascinata dal tripudio di giochi anni ottanta e convincerla a non portarsi tutto a casa è stata impresa non da poco.
Alla fine si è accontentata di una bambola e di un mega mazzo di ciucciotti e ciodolini vari dai colori sgargianti. 


Chi si aggira sulla trentina sicuramente se li ricorderà. Quando ho detto ad Aurora che li tenevo appesi allo zaino di scuola ne ha scelti alcuni che ha voluto subito appendere al suo zainetto per l'asilo ed è andata in giro tutta orgogliosa facendoli vedere a tutte le maestre.
Ma anche io mi sono portata a casa il mio personale oggetto della memoria: il mitico zainetto a strisce invicta.


Chi, figlio degli anni ottanta come me, non se lo ricorda? Il mitico zainetto leggero che si richiude diventando un piccolo marsupio con tanto di elastici per legarlo in vita. Mi viene da ridere al solo pensiero. Ma con buona pace dell'ingegner marito, che mi ha preso in giro per una settimana, questo zainetto è tornato a casa con me!

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