Non è il titolo di un film né tantomeno un best seller in uscita. E' solo la mia personalissima sensazione dopo quello che mi è accaduto lo scorso lunedì.
Ma andiamo con ordine: dopo tanti anni, per la prima volta, sono stata convocata in un noto liceo di Palermo per una supplenza ed ero la prima convocata, quindi, finalmente, faccio la prof in una scuola vera! Solo fino al 18 dicembre però.
Sta di fatto che, il giorno dopo la mia convocazione, i ragazzi decidono di occupare la scuola, sull'onda delle proteste che in questi ultimi giorni coinvolgono numerosi studenti e numerose scuole superiori in tutta Italia. Quindi io non ho ancora messo in piede in classe, non ho idea di che faccia abbiano questi alunni "temporanei".
Per ciò la mattina si va a scuola, ci si reca in sala professori e si attende, non si sa bene chi o che cosa. Ma lunedì la preside decide di fare una riunione informale per puntualizzare la situazione. E così mi ritrovo in una sala, circondata da professori, anzi professoresse visto che sono la stragrande maggioranza, tutti esperti e navigati, ma tutti vecchi. Forse vecchi non è proprio il termine più adeguato dato il progressivo allungarsi della vita; allora diciamo maturi, un po' attempati. Per rendere meglio l'idea, diciamo che ero circondata da over 50. E se qualcuno più giovane c'era non si scendeva sotto i 45. (Mi riferisco a professori di ruolo, quelli che insegnano fissi in quella scuola; poi c'ero io e un paio di altri trentenni, poveri supplenti precari.) Per carità, non che io mi senta giovanissima, certo più giovane di loro sicuramente, ma i veri giovani in questione ormai sono gli alunni.
Insomma, questi docenti maturi cominciano a chiedersi il perché di questa occupazione un po' raffazzonata e da lì cominciano un dibattito sul senso di inadeguatezza che attanaglia i giovani, del loro sentirsi a disagio in questa società e che non ripongono più alcuna speranza nel futuro.
Ed è qui che arriva la generazione perduta! Io faccio parte della generazione perduta! In quel momento mi sento veramente perduta e smarrita. Non vi nascondo di essermi sentita effettivamente a disagio. Tutti quegli "adulti" che riflettevano sul disagio giovanile, loro che sono così lontani dai ragazzi di oggi. E noi, trentenni, totalmente dimenticati, non siamo né carne né pesce, "bamboccioni" che idealmente amano vivere con mamma e papà e nella realtà invece ogni giorno combattono per trovare una via d'uscita da questo labirinto tenebroso che Loro chiamano "crisi".
Ed è innegabile, si è persa una generazione, un bacino di forza enorme che tracima da ogni dove. E c'è chi lascia la propria regione, chi abbandona il paese, chi resta immerso nelle difficoltà, tutti destinati ad un'esistenza precaria, incerta. Ma la cosa più terribile è che siamo dimenticati, nessuno pensa a risolvere la nostra situazione, così viviamo in un limbo in cui non siamo né più giovani né ancora abbastanza maturi. E quando qualcuno si sveglierà e si ricorderà di noi sarà troppo tardi, perché allora saremo veramente troppo vecchi e tutto quello che avevamo da offrire lo avremo dimenticato, tutto l'entusiasmo che avremmo voluto mettere nel lavoro lo avremo perso e tutti i sogni in cui credevamo saranno svaniti nel nulla.
Basta! Sto dando un'impronta troppo meditativa al blog. Ci metto un punto.
Buona notte
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