Eccoci qui, finalmente alla fine di questo mese di agosto infernale sotto tanti punti di vista, non solo per il caldo, e agli sgoccioli di questa estate che è stata molto faticosa e stancante.
Aspetto positivo di questi mesi sono state le letture portate a termine. Nonostante tutto, sono riuscita a leggere quasi tutti i libri che avevo previsto e anche qualcosina in più.
Gran parte di queste letture estive sono avvenute grazie ai prestiti in biblioteca, sia di libri cartacei sia di ebook. Tra i cartacei ho letto due libri di recente uscita, "Alma" e "I giorni di Vetro". Il primo mi è piaciuto molto, il secondo meno.
"Alma" è un romanzo intenso. La protagonista, Alma appunto, ritorna nella sua città natale, Trieste, per recuperare un'inaspettata eredità lasciatela dal padre. In soli tre giorni Alma ripercorrerà la sua storia e la storia della città, una storia che negli ultimi decenni del Novecento si è intrecciata con quello che succedeva oltre il confine. Perché dalla storia di Alma scopriamo che vivere a Trieste significava avere ben chiaro che ci fosse un "di qua" dal confine e un "di là" e che quel "di là", che soprattutto per il padre di Alma rappresentava un orizzonte possibile, un luogo a cui fare ritorno, a un certo punto ha preso fuoco esplodendo in un conflitto brutale e fratricida. La storia di Alma e delle persone a lei più care si intreccia con la storia della fine della Jugoslavia, in un racconto denso ma delicato, in cui Trieste e il suo mare sono essi stessi protagonisti imprescindibili. Ho amato questo libro, anche perché da qualche anno sto cercando di studiare e approfondire la questione triestina e del confine nord-orientale, una questione complessa di cui si conosce poco e che invece meriterebbe più attenzione. In questa storia ho ritrovato eco delle vicende raccontata in "Qui è proibito parlare" di Pahor, che ho letto qualche anno fa e che mi piacque molto. Anche se il periodo storico delle due vicende è molto diverso, l'accento sul fatto che imporre identità e confini porti a conseguenze disastrose è evidente.
"I giorni di Vetro" narra la storia di Redenta, nata il giorno in cui Matteotti venne ucciso e che, a dire di tutti, a cominciare da sua madre, si porta dietro la "scarogna". Redenta vive a Castrocaro e vive la Castrocaro del ventennio fascista, della guerra e della resistenza. Redenta resiste, resiste ai dolori della vita, alle malattie e resiste anche a Vetro, gerarca nazista feroce ed efferato, che la sceglie come moglie. Come dice l'autrice stessa, il romanzo racconta vicende frutto di fantasia, solo alcune delle quali ispirate a fatti realmente accaduti, e pone molto l'accento sulla violenza. Violenza ed efferatezza che per me hanno reso il romanzo molto pesante da affrontare; non nego che in un paio di passaggi ho pensato di abbandonare la lettura e finirla lì. Alla fine ho portato a termine il libro, anche per capire alcuni intrecci della trama che vengono chiariti solo nelle ultime pagine. L'ho trovata però una storia molto pesante e dura da leggere e per me la presenza di così tanta violenza è risultata eccessiva. Sicuramente un bel libro, ben scritto e narrato, ma che si discosta dalla mia sensibilità.
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